lunedì 25 gennaio 2010

AIUTO!!! Arriva il fotovoltaico 'agricolo'



L’Italia, in Europa, è il fanalino di coda in merito alla produzione di energia alternativa. Dopo la truffa degli incentivi agli inceneritori , il famigerato CIP6, spacciati per essere produttori alternativi di energia pulita creata con la monnezza, finalmente le varie regioni si sono attrezzate per incentivare la produzione di energia fotovoltaica, oltre al conto-energia definito a livello nazionale. E ben venga per gli impianti sulle opere pubbliche, sugli edifici pubblici, sui tetti dei privati e dei capannoni industriali e agricoli che siano, ma adesso, annusato ‘’o bisinis’, ecco decine di procacciatori che gironzolano per i comuni italiani, anche della bassa sabina, per ‘offrire’ lucrosi affari. In cosa consistono questi affari: si tratta di richiedere ai privati ed alle amministrazioni pubbliche la disponibilità di ettari ed ettari di suolo agricolo per la realizzazione di minicentrali fotovoltaiche. Questo tema è stato affrontato già per quanto riguarda le coltivazioni per la produzione di biodisel ed in tutto il mondo si è levato un unanime grido di allarme perché all’agricoltura non fosse sottratto terreno fertile per la creazione di bioconbustibili. Si tratta di valide motivazioni etiche, sociali, ed economiche. La questione è ancora aperta. Mentre si è convenuto che la coltivazione di vegetali per la produzione di combustibili nelle aree degradate e da bonificare potrebbe essere vantaggiosa per la creazione di un reddito agli agricoltori che hanno subito l’inquinamento dei loro suoli produttivi, per il fotovoltaico è necessario che qualcuno intervenga per monitorare e seguire il fenomeno della proliferazione di ampie superfici di fotovoltaico 'agricolo'. Sottrarre terreno agricolo all’agricoltura non è vantaggioso per numerosi motivi:
- innanzitutto sarebbe opportuno che le nostre amministrazioni comunali si dedichino ad incentivare le produzioni agricole di qualità sui propri territori creando economia locale, posti di lavoro e riprendendo, con metodi moderni ed attenti alla salute dei coltivatori e dei consumatori, le coltivazioni che ormai, spesso, sono state abbandonate;
- non c’è calcolo economico che tenga al confronto con la possibilità di far vivere sei o sette famiglie del proprio lavoro lì dove abitano invece di fare cassa con la produzione di energia;
- la sottrazione ed il consumo di territorio e la trasformazione peggiorativa del comune patrimonio paesaggistico è una scelta incosciente in un momento in cui queste sono le uniche caratteristiche che i piccoli comuni, anche della nostra area geografica, possono offrire non solo al turismo responsabile ma soprattutto a chi in questi luoghi vive;
- quella porzione di territorio è definitivamente perduta all’agricoltura e non momentaneamente utilizzata a scopo industriale.
Insomma i nostri piccoli comuni sono con le casse vuote e nell’inerzia complessiva sulle possibili strade per creare economia locale di colpo scoprono la cornucopia portatrice di ogni bene e felicità : l’energia fotovoltaica.

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