venerdì 14 maggio 2010

Il Fiume Farfa si riempie di sostanze inquinanti? nessuno lo saprà mai...

(foto di Antonio Pozzi)

La ‘Legge 8 agosto 1985, n. 431’ meglio nota come legge Galasso indica delle norme di tutela per varie categorie di cosiddetti beni pubblici tra cui i corsi d’acqua. Ma perché norme di tutela e di rispetto. Quali le finalità del legislatore. Le desumiamo da una sintesi che ci pare calzante

La Legge n. 431/85, detta "Legge Galasso", costituisce la prima normativa organica per la tutela degli aspetti naturalistici del territorio italiano, incidendo decisivamente anche nel campo particolarmente delicato dei rapporti tra Stato e Regioni. La norma classifica come bellezze naturali soggette a vincolo tutta una serie di territori individuati in blocco e per categorie morfologiche senza la necessità di alcun ulteriore provvedimento formale da parte della pubblica amministrazione. Per quanto riguarda le sanzioni, la legge prevede che con la sentenza di condanna il Pretore ordini anche la rimessa in pristino dello stato originario dei luoghi a spese del condannato. Le opere edilizie nei luoghi vincolati saranno sempre possibili ma dietro espressa autorizzazione preventiva degli organi regionali competenti. Tali autorizzazioni, soggette tra l'altro a controllo e verifica da parte del Ministero per i Beni Ambientali e Culturali, sono atti vincolanti ad osservanza obbligatoria da parte dei singoli Comuni che non possono rilasciare a loro volta autorizzazioni e concessioni in contrasto con tale pronuncia oppure in assenza di essa. ‘
Ma oltre alla tutela la legge tende a preservare il territorio nel suo complesso e, per quanto riguarda i corsi d’acqua, risulta particolarmente importante quanto prescrive e cioè l’impossibilità ‘assoluta’ ad edificare in un’area compresa nei 150 metri dagli argini ovvero dal letto dei corsi d’acqua.Tale prescrizione è posta, paradossalmente, anche a tutela delle ‘opere dell’uomo’ poiché le acque dei fiumi, in relazione alle condizioni atmosferiche ed alla intensità delle precipitazioni, devono poter liberamente affluire nelle cosiddette aree di esondazione che periodicamente sono inondate e poi, nuovamente, abbandonate dalle acque. L’opera dell’uomo, sugli alvei fluviali, spesso non permette questi normali assestamenti delle acque fluviali.Costringere i fiumi in ambiti ristretti o entro alvei in cemento può contribuire alla sicurezza di quei determinati luoghi, ma rinvia il problema a monte o a valle di tali opere. L’acqua non si può fermare e se le opere di contenimento non sono state attentamente studiate causano disastri di cui siamo spesso testimoni in Italia. E’ quello che sta accadendo in questi giorni lungo il fiume Farfa. Le ondate di piena sono un fenomeno naturale e per quanto prevedibili, in relazione, appunto, alle precipitazioni atmosferiche, bisogna rispettare il naturale deflusso delle acque salvo quando non sussistano reali pericoli per centri abitati o altre fattispecie. Ma nel nostro caso alcune aziende hanno edificato illecitamente e senza logica, muretti e opere varie in prossimità dell’alveo fluviale. Altro che 150 metri previsti dalla norma, non ci sono che pochi centimetri di distanza dal corso del fiume. Ed allora succede che in caso di piene ecco che l’acqua ‘maldestramente’ non si contiene e va dove può. Ma questo è niente. Nel rientrare nel proprio alveo porta con sé quello che ha trovato lungo il suo percorso: detriti, sostanze inquinanti o meno, relitti vari. Tutto. In questo modo le acque prima, ed il letto del fiume dopo, si riempiono di ‘monnezza’. Questi 'detriti' possono pregiudicare la vita della fauna e della flora locale e, tra l'altro, bisogna ricordarsi che in quei luoghi , d’estate , molte persone andranno a trascorrere qualche momento di refrigerio dalla calura estiva, andranno a balnearsi; a consumare qualche buon pranzetto; a trascorrere con gli amici e la famiglia momenti spensierati ed a godere dei ‘propri beni’. Chi dirà a queste persone che il loro bel fiume sta diventando una schifezza e che nessuno se ne frega al di là dei soliti, noiosi ambientalisti…
Nessuno. Anche questo bel fiume è considerato usa e getta come tutto ormai. Un bene di irresponsabile consumo.

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