martedì 29 marzo 2011

Il Fiume Farfa in provincia di Rieti : è ora di provvedere alla sua definitiva tutela.

La storia che vogliamo raccontare è quella di un corso d’acqua che confluisce nel fiume Tevere a Nazzano in provincia di Roma ma il cui corso, di circa 25 chilometri, attraversa alcuni comuni della Provincia di Rieti. Il Farfa nella sua antica storia, citato persino da Ovidio nelle Metamorfosi (libro XIV), ha continuato a donare all’uomo non soltanto la bellezza e salubrità delle proprie acque e la godibilità dei luoghi caratterizzati dalla sua presenza, ma ha continuato a donare le acque per dissetare gli abitanti della capitale, per irrigare i campi che sorgono lungo il corso arricchiti dai continui generosi apporti del fiume, ha donato la propria sabbia e la ghiaia a coloro che hanno, in più di cinquant’ anni, realizzato impianti estrattivi, ed ancora le sue acque cristalline hanno ospitato le specie ittiche che oggi vengono pescate ed il bosco ripariale ospita le specie faunistiche oggetto di caccia, ed ancora il suo corso ospita i liquami provenienti dai centri abitati, ed ancora le sue acque vengono usate per lavare gli inerti e ritornano cariche di detriti, ed ancora nelle stesse acque tante persone trovano ristoro dalla calura estiva …
Il Farfa è una creatura vivente e se lo immaginassimo dotato di anima potremmo dire che è stato ed è ancora oggi generoso con noi. Ma fino a che punto? I limiti della naturale rigenerazione di un corso d’acqua sono noti ed il fiume, da qualche anno, comincia a soffrire delle esigenze unilaterali dell’uomo. Guardando al passato, sappiamo che l’uomo riteneva la natura una risorsa necessaria alle proprie attività ed esigenze eppure, in quel mondo arcaico, si aveva la consapevolezza di non arrecare eccessivo danno alle fonti del proprio benessere perché ciò avrebbe danneggiato l’intera collettività. Un punto di vista primitivo ma apparentemente efficace che rendeva necessaria la consapevolezza dei limiti dell’azione dell’uomo, sempre ed unicamente a tutela dell’uomo stesso. Oggi ci diciamo moderni e sviluppati e guardiamo con ironia a quegli esseri primitivi eppure le nostre amministrazioni pubbliche rischiano di far sorridere quei ‘primitivi’ se solo potessero vederci. Per quanto riguarda il fiume Farfa, infatti, nessuno ha voglia di occuparsene ed in poco tempo sarà destinato a divenire un corso d’acqua dalle sponde piene di scarichi, di rifiuti, la qualità delle acque, tranne quelle captate dalle sorgenti per dissetare i romani, decadrà. Mentre il comune di Mompeo ha istituito un monumento naturale a tutela delle gole, ed i comuni di Nazzano e Torrita Tiberina nel 1979 ne hanno tutelato l’immissione nel Tevere con l’istituzione della Riserva regionale Tevere Farfa, gli altri comuni non fanno nulla. In effetti operano ma unicamente nel creare costosissime infrastrutture (strade, stradelle, percorsi ciclabili) di cui avremmo fatto volentieri a meno . Retoricamente vantano una incredibile progettualità sul fiume, è stato persino annunciata la firma di un “Contratto di Fiume” con la nostra associazione nazionale, ma non si tutelano la qualità delle acque e dell’ambiente circostante se non nei depliants elettorali e nei discorsi pubblici. La politica e l’amministrazione non può fermarsi ad enunciazioni di principio ma deve operare nella direzione di quelle dichiarazioni e degli intenti dichiarati, in caso contrario, va giudicata per il mancato raggiungimento degli obiettivi. Nessun comune immagina progetti di incentivazione delle produzioni agricole di pregio in quell’area. Nessuno ferma attività illegali di lavaggio degli inerti. Nessuno tenta di arginare l’opinabile attività di escavazione. Qualcuno ancora scarica le fogne nelle acque del povero fiume, altri destinano l’area ad una lucrosa attività venatoria, la Provincia è completamente assente.
Intanto, un cittadino anzi una famiglia nel tutelare i propri interessi , visti i danni subiti da illecite attività sul fiume, ottiene giustizia, dopo numerosi lustri, dai tribunali (tribunale ordinario di Roma , sentenza n° 492/04; sentenza della corte d’appello di Roma, sezione terza civile, del 1 febbraio 2011). Le due aziende oltre al risarcimento dei danni dovranno asportare i materiali che hanno causato una trasformazione delle sponde del fiume. Ma perché una famiglia deve ricorrere al giudizio in tribunale e quindi opporsi all’illegalità diffusa? Forse era necessario vigilare affinchè non si creassero proprio i presupposti di un’azione legale. Sarebbe bastato far rispettare le leggi. Ma pare che questo sia il problema a Rieti come nel resto d’Italia. E’ auspicabile che almeno dopo queste importanti sentenze l’amministrazione provinciale di Rieti ed i comuni che avrebbero dovuto vigilare, lo facciano oggi.
Esistono almeno due progetti di tutela del fiume Farfa depositati presso la Regione Lazio ( uno presentato dai comuni di Fara in Sabina, Montopoli di Sabina e Castelnuovo di Farfa ed uno di un’ associazione ambientalista con relazione scientifica di un ricercatore del CNR); l’Unione europea, su indicazione delle istituzioni scientifiche, considera il Farfa un fiume di rilevante importanza (gran parte del corso del fiume è indicato quale area Z.p.s – zona a protezione speciale), le leggi dello Stato tutelano tutti i corsi d’acqua, insomma le premesse ci sono tutte. Vogliamo iniziare un percorso virtuoso per arrivare alla definitiva tutela del fiume Farfa ed incentivare e promuovere lo sviluppo di attività economiche compatibili?
Utilizzando un’antica figura retorica di Marco Tullio Cicerone: qusque tandem abutere…patientia nostra?
Luciano Blasco
Sandro Mancini
Circolo Legambiente bassa Sabina

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