giovedì 4 marzo 2010

Per essere protagonisti di una nuova idea di sviluppo

Caro Blasco, sono tornato da poco dal Trentino dove ero finito per lavoro e mi trovo i tuoi terribili aggiornamenti. E' davvero sconfortante vedere cosa stia succedendo nella meravigliosa Sabina, anche in zone ultra-vincolate. Però, per comprendere bene la questione, è necessario contestualizzare la situazione locale in un quadro più generale. Giro spesso l'Italia in lungo e largo e ti posso assicurare che questo a livello di tutela ambientale e paesaggistica è un periodo assolutamente nero: si assiste ad una generale deregulation ove ogni legge e vincolo formalmente esistente diviene un facile ostacolo da superare. Fino a pochi anni fa non era così e certe zone venivano più rispettate, mentre lo sviluppo "selvaggio" si concentrava su aree particolarmente popolose, vocate all'industria o al pendolarismo. Ora in tutta Italia - anche in zone che fino a qualche decennio fa sembravano "sacre" - si vedono scempi clamorosi ed incessanti. L'ultima mia discesa dal Trentino ad Aprilia è stata una galleria di devastazioni al paesaggio italiano: nella pianura e nella montagna veneta villette e capannoni a ripetizione per decine di chilometri, spesso senza soluzione di continuità; nelle periferie delle città e cittadine emiliano-romagnole oltre ai capannoni e alle villette spuntano spesso palazzoni altissimi o addirittura veri e propri grattacieli; l'area metropolitana di Firenze-Pistoia-Empoli ecc... ormai sembra a tratti - per disordine urbanistico e per orrori paesaggistici - quella di Napoli-Caserta; per non parlare dei capannoni buttati praticamente a caso in Val di Chiana e in Valdarno, o ai piedi di borghi magnifici ad alta vocazione turistica; attraversando invece le valli umbre, praticamente ogni paese delizia il viaggiatore con le sue aree industriali-artigianali, mentre i soliti capannoni spuntano come funghi anche nei pressi di borghi e paesetti sperduti e la stessa splendida Perugia vede ogni mese (non ogni anno) aumentare la propria periferia in maniera massiccia e secondo forme assolutamente aliene dal contesto delicatissimo del paesaggio urbano storico; per non parlare di quello che accade da Roma in giù, su cui è meglio stendere un velo pietoso. A confronto di quello che ho visto in questo mio viaggio quei quattro capannoni sotto Torrita sulla strada per Poggio Mirteto sono un gioco da ragazzi...!
Il problema è che sembra non esserci più una pianificazione dell'alto - regionale o provinciale - che fissi dei limiti (o faccia rispettare vincoli già esistenti) almeno nelle aree più pregiate. Le mie numerose esperienze in Trentino mi hanno per esempio insegnato che una regione "seria" dovrebbe salvaguardare almeno quelle zone vocate naturalmente al turismo o all'agricoltura di qualità. In Trentino-Alto Adige, infatti, si costruisce moltissimo, ma mediamente "bene". Fatta eccezione per alcune zone suburbane e per le valli più industrializzate dove stanno spalmando capannoni e centri commerciali osceni (in particolare Valsugana e basso Valdadige), le zone riconosciute dalla regione come "turistiche" sono oggetto di grandi attenzioni da parte delle soprintendenze, le quali - a differenza di quelli nostri, pigri e menefreghisti - fissano (e fanno rispettare) regole assai precise sulle forme e sui materiali (oltre che sulle tecnologie di risparmio energetico) da utilizzare nelle nuove costruzioni. Se c'è bisogno di costruire un capannone in una zona di pregio, la licenza arriva presto (in modo tale da non indurre all'abusivismo), ma la struttura sarà uniformata a certe regole che limitino il suo impatto paesaggistico-ambientale (ad es. coperture a falda di legno, con risvolti positivi fra l'altro per l'industria legnaria). Certo, non è che costruire semplicemente "belle cose" sia la via da percorrere all'infinito, poiché si finirebbe comunque col consumare man mano tutto il territorio. Ora, la Sabina rientra oggettivamente fra le aree più pregiate del Lazio, ma non c'è alcuna pianificazione regionale atta a salvaguardarne il potenziale turistico, anche con piccoli accorgimenti nel campo dell'edilizia. Inoltre, non riesco a capire perché NESSUNO fra gli ambientalisti - o presunti tali - sabini abbia mai posto la problematica della "qualità" delle nuove costruzioni. Trovo oltre tutto incomprensibile che, a monte di quest'aggressione senza precedenti al territorio, l'ambientalismo sabino non abbia ancora organizzato un convengo serio dove mettere al tavolo tutti gli amministratori locali-provinciali-regionali per esigere dalle istituzioni quelle regole che rendono sostenibile lo sviluppo economico. Mi rincresce poi che non si sia ancora proposto in maniera unitaria - da parte sempre delle svariate associazioni sabine - un progetto del tipo del Parco Agricolo e Culturale della Sabina. In un convegno di qualche mese fa a Rieti sullo sviluppo rurale nella Sabina, mi ricordo gli stessi agricoltori chiedere al consigliere Perilli a gran voce la tutela del paesaggio come elemento fondamentale dello sviluppo dell'agricoltura nella Provincia. Perchè non coinvolgere le tante aziende agricole in una grande protesta a Rieti o addirittura a Roma in regione, finalizzata alla tutela della Sabina ora e per sempre?!?!??!?!?!
Mi pare che finora si brancoli nel buio, che non si facciano proposte concrete, che non ci sia la volontà di prendere in mano la situazione, anche perché non è che i sindaci e gli uffici tecnici di Comuni così piccoli siano dei "dittatori" onnipotenti di fronte ai quali non è possibile ricavare nulla, ma quattro furbetti buzzurri messi sulla poltrona da qualche centinaio (o qualche decina!!!) di voti... Lo dirò sempre - e anzi mi sto anche stufando - non bisogna più fermarsi alla denuncia, ma occorre passare al contrattacco. A presto

Luca Bellincioni

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